L'armonia fra i murales e la città
Forse non tutti sanno che a Delhi c'è un quartiere dove i murales non sono sorti di notte lontano da occhi indiscreti, senza l'autorizzazione dei proprietari dei muri, ma fanno invece parte di un bellissimo progetto finalizzato a rendere l'arte accessibile ad un pubblico più ampio e a rendere alcune aree della città più gradevoli anche agli occhi di chi ci vive.
L'energia che sviluppano questi murales è buona e le vibrazioni che diffondono sono alte.
Questo progetto nasce 2014 sotto il nome di St+art India Foundation, grazie ad Arjun Bahl, Hanif Kureshi, l'italiana Giulia Ambrogi, Akshat Nauriyal e Thanish Thomas ed è un'organizzazione no-profit. I loro progetti includono murales, arte di strada e installazioni sperimentali di arte pubblica in spazi residenziali, tra cui baraccopoli, villaggi urbani, stazioni di autobus e metropolitana. I temi, condivisi con i vari artisti provenienti da tutto il mondo, spaziano dal cambiamento climatico e dai diritti queer alla mitologia indiana e alla vita quotidiana della gente comune.
A differenza della maggior parte di queste opere – generalmente considerate vandalismo e rimosse dalle autorità - i murales di St+art appaiono anche su alcuni edifici governativi, sono sempre autorizzate dagli abitanti e dalle autorità, l'idea è quella di stabilire un collegamento diretto con le comunità locali che interagiscono con gli artisti all'opera.
Ricordo quando tutto iniziò, e ancora non sapevo che i murales apparsi a Shahpur Jat, un villaggio urbano a Delhi, fossero stati fatti nell'ambito di un tale progetto più ampio. Avevo pensato fossero opera di grafittari. Un amico, che girò un corto metraggio in quell'area proprio in quel periodo, ne immortalò qualcuno nella sua pellicola.
Poi apparve un gigantesco Mahatma Gandhi presso il quartier generale della polizia di Delhi, non lontano da Old Delhi, alto 48 metri e venne il turno di Mumbai.
Nel 2015, Lodhi Colony di Delhi, un complesso residenziale governativo costruito alla fine degli anni '40, che si trovava in una condizione di degrado abbastanza evedente, cominciò a rifiorire grazie al contributo di artisti che diedero un'anima agli ingressi dei cortili dei vari gruppi di case. Lodhi Art District divenne così il primo distretto artistico pubblico dell'India.
Oggi è possibile visitarne altri ad Hyderabad nel quartiere di MS Maqta, le baraccopoli di Mahim East e Dharavi a Mumbai, Panjim a Goa, a Bangalore e Chennai.
St+art ha in seguito iniziato ad organizzare anche festivals e mostre sull'arte pubblica.
Le iniziative St+art sono state finanziate da varie istituzioni, inclusi enti governativi pubblici come la Corporazione municipale di Delhi e il Dipartimento centrale dei lavori pubblici, e società private come Asian Paints, che fornisce anche le vernici.
Se verrete a Delhi, e avrete il tempo di includere anche una visita al Lodhi Art District, sarà una piacevole scoperta!