Non c'è Holi senza Gujia
Preparazione di Gujia a pieno regime, Old Delhi
Cos'è Holi senza gujiya?
Holi oramai è una festa che conoscono tutti, addirittura è diventata di moda in occidente.
Questo festival ha un significato culturale tra le varie tradizioni indù del subcontinente indiano, segna l'inizio della primavera e la fine del buio inverno (anche come metafora), è indicato come momento per liberarsi degli errori del passato, per porre fine ai conflitti, un giorno per dimenticare e per perdonare.
La notte prima di Holi, quindi stasera, si comincia con il rituale di Holika Dahan in cui le persone si riuniscono davanti a un falò e fanno dei rituali di cui parlerò domani.
La mattina dopo si celebra Rangwali Holi , la gente scende in strada, si abbraccia e colora a vicenda con polveri (oggi giorno ahimè chimiche) e acqua colorata.
Oggi vanno molto le pistole ad acqua e i palloncini, si è autorizzati a colorare chiunque, senza il rischio di venir rimproverati, ne fanno le spese anche gli animali che se ne andranno poi in giro rosa, azzurri, verdi e gialli per giorni...
Ci sono dei gruppetti di ragazzi che vanno di quartiere in quartiere suonando i tamburi, e altri strumenti musicali, cantando e ballando e ricevono mance. Durante il giorno le persone visitano la famiglia e amici per chiacchierare, mangiare e le prelibatezze di Holi.
1 kg box of succulent Gujia, nicely decorated
Una bella confezione da 1 kg di succulenti Gujia
Veniamo quindi al vero protagonista di questo post.
Quando pensiamo a Holi la prima prelibatezza che ci viene in mente è la gujiya, uno fra i più popolari e tradizionali dolci dell'India settentrionale, che probabilmente ha però origine nella regione tribale del Bundelkhand, in Madhya Pradesh, India Centrale. Oggi diffuso in molti Stati dell'India, da Nord a Sud, cambia strada facendo il suo nome e qualche ingrediente del ripieno, oppure la forma, ma non la sostanza!
Gujia, come lo chiamiamo a Delhi, è un dolce fritto, all'apparenza simile ai momos, noti in Italia come ravioli cinesi, ma il suo impasto è spesso e croccante. Viene preparato con suji (semolino) e maida (farina bianca), farcito con una miscela di khoya, sostanzialmente latte intero addensato facendolo cuocere per ore con jaggery (melassa di canna da zucchero) in una grande pentola di ferro di ferro aperta e poi essiccato, e frutta secca, spesso anche cocco secco.
Il raviolo viene poi fritto nel ghee (burro chiarificato) e, volendo, immerso nello sciroppo dolce.
Non c'è Holi senza Gujia, chi ha la fortuna di trovarsi in India in questi giorni non se lo faccia mancare!