Domenica 22 Marzo 2020: India in prova lockdown
Oggi è domenica, l'India fa una prova generale di lockdown.
Mi sono svegliata circondata da un silenzio surreale, è vero, è domenica e mi sono svegliata alle 7.30, ma adesso sono le 10.30... è vero che vivo in una enclave che è comunque tranquilla, ma il silenzio di oggi è diverso, fa paura, non è un silenzio normale.
Qui a casa siamo in tre amici, abbiamo deciso di isolarci insieme e responsabilmente, perché riteniamo sia l'unico modo per superare questa cosa senza buttarsi troppo giù e anche per prenderci cura l'uno dell'altro. Ieri sera a cena abbiamo brindato alla nostra prima settimana, quando abbiamo iniziato pensavamo a qualcosa di breve, oggi comincio a pensare che così non sarà, ma averli qui con me mi sostiene.
Ciononostante questa mattina c'è silenzio anche fra le mura di casa.
Ogni giorno, ultimamente, ho salutato, al telefono, qualcuno che lasciava l'India perché aveva deciso di raggiungere i propri cari, o per paura che qui, una volta che l'epidemia scoppierà, sarà incontrollabile. Questa mattina l'ultima telefonata l'ho ricevuta dall'aeroporto e, questa volta, ci siamo commosse. Facendo colazione ho avvertito le lacrime accumularsi nei miei occhi e poi le ho sentite scendere lungo le guance. Poi è comparsa una vicina sul terrazzo di fronte e ci siamo salutate con la mano, in silenzio, questo surreale silenzio, non siamo soli.
Sento e vedo gli ultimi aerei volare sulla mia testa, uno di questi si sta portando via la mia amica carissima. Quando tutti saranno decollati, da oggi, nessun aereo potrà entrare o uscire dall'India per una settimana, anche questo fa un po' venire l'angoscia, ma sembra anche una misura sensata. Tutto il resto, credo, può solo venire da noi, dal nostro senso di responsabilità, dal nostro senso civico. Qui, purtroppo, questo è un tasto un po' dolente.
Il mio pensiero sta andando a coloro che non hanno una casa dove isolarsi, a coloro che vivono con il minimo guadagno della giornata di lavoro auto-gestita. Come sempre chi si troverà a soffrire di più saranno coloro che sono in prima linea, disagiati da sempre. Il mio augurio è che queste persone siano quelle in grado di battere questo virus con la forza di un sistema immunitario ben sviluppato. Come mi ha detto l'altro giorno un fakir, questo non colpirà la povera gente, perché la vita ci ha già colpiti abbastanza.